24-03-2018: Chianti Ultra Trail 74 Km 2800 D+

Buona la prima, nonostante qualche piccolo incidente di percorso..

 

Finalmente si torna a scrivere di gare. Sono passate esattamente 21 ore dallo start di questa gara nel Chianti che già mi trovo qua a scrivere delle avventure accorse. Perchè, nonostante non sia stata la gara più bella che abbia fatto (per il mio modo di intendere trail), di cose ne sono successe diverse e mi hanno fatto salire un altro gradino verso la maturazione completa sotto il profilo di uomo e atleta.

Venendo al sodo, venerdì pomeriggio in fretta e fuga parto da casa, “sistemo” il piccolo Enea da nonna Ale e parto alla volta di Radda in Chianti, paesino SPLENDIDO tra le colline toscane.

Ad attendermi c’è il mio compagno di avventure preferito, l’ormai prode compagno Davide con il quale ho condiviso già Amorotto e Quadrifoglio.

Dopo circa due ore e mezza di auto arrivo a Radda e trovo parcheggio proprio dinanzi al punto di ritrovo, immerso nel parco comunale e nel quale sono presenti vari stand, alcuni davvero molto molto interessanti.

Mi dirigo subito al ritiro del pettorale ed attendo Davide che in procinto di arrivare, scolandomi una birretta denominata Bestemmia (sicuramente per la gradazione alcolica a 7,4).

Dopo poco arriva Davide, trafelato in quanto di ritorno dalla casa in campagna dove mi ospiterà con la sua infinita gentilezza; ritira anche il suo pettorale ed è già ora di dirigersi al Briefing pregara. Gli organizzatori davvero molto certosini (nella derivazione migliore del termine) ci illustrano con dovizia di particolare tutte le criticità del percorso ed in varie occasioni ci tengono a consigliare di non farsi prendere la mano dai primi 10 km molto corribili. Memorizzo.

Dopo il briefing, ceniamo al pasta party e andiamo diretti a casa di Davide e, in vista della levataccia del giorno seguente, decidiamo di metterci subito a letto appena finita la preparazione del materiale di gara.

Sveglia alle 4,40 ed alle 5,10 siamo pronti in rampa di lancio. Arriviamo allo start una decina di minuti prima della partenza e, vista la temperatura glaciale di -2° e la mia scelta di iniziare con pantaloncini corti, meglio non potevamo organizzarla.

Alle ore 6 in punto, con il canto del gallo che riecheggia a palla in radio, si parte!

Primi km totalmente in discesa, lascio andare le gambe in scioltezza (termine che questa mattina mi fa venire il magone) e di li a qualche km mi trovo tra i primi in testa.

La prima salita che porta al bellissimo paesino di Vagliagli si sente e con passo regolare salgo. Sempre con il gruppetto dei primi li a vista. Il ristoro del decimo Km decido di passarlo, non ne sento bisogno e così facendo riesco ad aggrapparmi ai primi.

Da Vagliagli in poi inizia finalmente lo sterrato in campagna con alcuni passaggi boschivi ed in questo tratto io ed un altro ragazzo facciamo la differenza e lasciamo indietro gli altri due.

Scambio due chiacchiere con il ragazzo che scoprirò essere di Parma ed anche lui parteciperà a giugno alla Lavaredo Ultra Trail.

Quando inizia la salita attorno al 18 Km però lo lascio andare, lui ha un bel passo spedito ed io non me la sento di forzare più di tanto, la gara ancora è molto lunga. Svalichiamo e ci troviamo dinanzi ad una distesa magnifica di vigneti, un casolare immenso. Tutto davvero ben curato e la vastità della campagna senese in quella splendida giornata di sole ridesta l’animo.

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Terminato il tratto in falso piano, inizia la discesa su fondo ghiaioso/sassoso. Per tentare di recuperare il ragazzo davanti forzo un pochino e, giunto attorno al 21 km inizia la mia odissea: a velocità sostenuta (stavo facendo comunque i 4 al Km) inciampo con la punta di un piede in un sasso sporgente e, le maledette scarpe che avevo (Saucon Iso Trail primo modello) non hanno protezione in punta. Il patatrac è inevitabile. Un volo assurdo che mi provoca diverse escoriazioni, ma ci sta. Ma il dolore che provo all’alluce sinistro è qualcosa di inenarrabile. Sento il sangue colare ed il dolore mi limita completamente la corsa. Vengo ripreso e sorpassato anche dagli altri due ragazzi. Stringo i denti e vado avanti. Mi trascino al ristoro del 31 km tenendo comunque la posizione ed in certi momenti ho delle fitte che mi fanno venire i lacrimoni. Però non si molla. Arrivato al ristoro mi fermo un attimo in più, scambio due parole con il personale, mangio parmigiano e frutta secca e riparto consapevole di non vedere altro ristoro per altri 19 Km, i più impegnativi.

Riparto ed il piede torna a farsi sentire, va benino in salita ma in discesa appena prendo più velocità mi fa vedere i sorci verdi. Inizia il tratto boschivo ed il fango ed i guadi non mancano.

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Ci sono anche tratti davvero tosti con pendenze sul 30% e attorno al 42°, nel culmine di questi tratti, ho una crisi abbastanza profonda. Prendo un gel e mi idrato ma le gambe sono K.o., mi fermo un paio di minuti e cerco nuove forze dentro di me e riesco pian piano a ritrovare spunto nelle gambe, anche se il piede a volte mi fa davvero imprecare.

Scollino attorno al 49° (grazie anche a contatti con mia moglie, in primis, e con i ragazzi dei Cinghiali Randagi che mi rinvigoriscono) e dopo circa un km c’è il ristoro di Badiaccia, dopo la discesa che mi frantuma il piede. Mi rifocillo con banana e parmigiano, saluto e ringrazio come sempre il personale, e riparto lungo una strada asfaltata sotto un sole che comunque è piacevole, aria frizzante anche perchè comunque siamo sugli 850 mt di altitudine.

Da lì inizia un bel tratto corribile in discesa non troppo ripida e, al netto di qualche impennata improvvisa ma di breve durata, si arriva in maniera abbastanza fluida fino all’ultimo costone che attraversa un campo non coltivato.

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Foto dell’impennata al 60° Km

Dopo aver attraversato ancora dei vigneti si giunge in prossimità del paesino di Radda, ma c’è ancora da salire. Infatti il municipio si scorge alzando la testa. Dopo un tratto di salita su asfalto lungo la provinciale che porta a Radda, il percorso si snoda all’interno delle mura del paese, si percorrono delle scalinate a si attraversa anche il museo del vino del Chianti. Dopo un paio di centinaia di metri, che sembravano non finire più, a girovagare per la città, giungo al traguardo sotto le 8 ore e in 7 posizione.

Giudizi finali:

SULLA GARA: Ottima organizzazione, secondo me logisticamente parlando si rasenta la perfezione. Percorso segnalato in maniera DIVINA, personale presente in maniera massiccia lungo il percorso e sempre disponibile e cordiale. Davvero è la prima edizione? Bravi bravi.

PERSONALMENTE PARLANDO: Soddisfatto della prestazione, che poteva senza dubbio essere migliore se non avessi avuto l’infortunio al 21 Km e se non mi si fossero spaccate le scarpe come da foto allegata. Ma sono orgoglioso di aver portato a termine la gara al netto di tutti gli imprevisti.

 

Scarpe rotte

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